Scritti randagi. Documentazione etnografica di una cultura subalterna in transizione (1965-1995)

Emiliano Giancristofaro riesce a coinvolgerci nel racconto di cose di poetica concretezza. Ci sentiamo trascinati attraverso paesini inerpicati sui monti o lungo le marine o nel pieno delle campagne ferventi e siamo presi dall’incantesimo del racconto, dalla diretta esperienza di un mondo che si credeva dimenticato e che, invece, tuttora è pulsante della sua sanguigna pienezza e riesce a farsi parte di noi (Alfonso M. di Nola).

Così nel 1985 Di Nola descriveva l’utilità della ricerca folklorica condotta in Abruzzo da Emiliano Giancristofaro. Una cultura locale che all’epoca era in transizione verso il consumismo, la globalizzazione, la cultura di massa.  Vana la speranza di ritrovare nella realtà contemporanea tutto ciò che è stato descritto e documentato di in questa raccolta di saggi. Alcune delle feste studiate sono ancora presenti, ma molti significati sono cambiati, e le rivitalizzazioni e reinvenzioni di oggi esprimono una cultura diversa, diretta all’intrattenimento, alla spettacolarizzazione per i turisti, all’evasione domenicale. Questo testo aiuta invece a conoscendone i significati e i complessi meccanismi socio-culturali del folklore passato.

La copertina di Lucio Troiano evidenzia la dimensione narrativa del testo. Lo studio del folklore passato non ha senso ai fini di una mera e inconsapevole rievocazione materiale, ma ha senso in qualità di  strumento critico per raggiungere nuove forme di consapevolezza sociale e culturale, come auspicava Gramsci.

 

 

Rivista Abruzzese