Ireneo Bellotta (16/02/1954 – 23/04/2022) ha collaborato con la Rivista dal 1978 al 2020. Oriundo di Trasacco (AQ), si laurea in Pedagogia a Siena e si perfeziona in Scienze Storico-Morali presso l’Università di Roma, interessandosi costantemente alla cultura popolare italiana. Diventa allievo e assistente di Alfonso M. di Nola, storico delle religioni e antropologo di fama mondiale, nonché grande studioso degli Abruzzi (e in particolare del rituale di Cocullo), seguendolo presso le Università di Siena e Roma e presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli. Grazie a lui, Cocullo e la festa dei serpari sono diventati materia di studio nelle Università italiane e straniere: infatti è lui che, cresciuto nella Marsica, indica a di Nola il rito come una questione dibattuta, sulla quale molti studiosi si sono spesi con ricostruzioni parziali. Perciò, nel 1973, accompagna di Nola a Cocullo e in giro per l’Abruzzo, sostenendolo nella ricerca sul terreno ed in archivio che, nel 1976, viene pubblicata per i tipi della Bollati Boringhieri col titolo Gli aspetti magico-religiosi di una cultura subalterna italiana: una ricerca che sviluppa una spiegazione ampia ed originale del rito cocullese di san Domenico abate, dei rituali del bue genuflesso (il culto di san Zopito di Loreto Aprutino) e del culto di sant’Antonio abate, che si incentra sul maiale domestico. È insomma grazie alla sua preziosa guida che di Nola, con la sua famosa opera del 1976, esplora ed interpreta questi tre “campioni” del patrimonio religioso e magico dei ceti rurali italiani, analizzandoli dentro il quadro storico-sociale della contemporaneità.
Insieme col maestro di Nola, Bellotta elabora un metodo peculiare che interpreta i dati folklorici del suo paese come fenomeni di carattere ideologico, collocati sul piano della rappresentazione (mito) e del comportamento non utile (rito). Questo scrive, Bellotta, nei suoi articoli usciti sulla Rivista Abruzzese a partire dal 1980, come Fasi transizionali di una cultura abruzzese: il Fucino; Analisi antropologica dei patronati dei santi nella Marsica Fucense. Insomma, Bellotta fa tesoro degli insegnamenti del di Nola e realizza etnografie “provocatorie” fondate sulla irriducibilità del dato etnografico: nell’Abruzzo investito dai processi di emigrazione e de-ruralizzazione, la festa patronale non è solo uno strumento di socializzazione e identificazione della comunità locale, ma un meccanismo di consumo che si rifà allo schema precapitalistico, e che necessita di una consapevolezza e riflessività, se non vuole restare una inquietante espressione di alienazione collettiva. Questo prezioso lascito è sintetizzato anche nel suo volume Engels e la religione, Torino, Claudiana, 1980.
Ireneo Bellotta è un formidabile osservatore sul terreno della festa folklorica, sempre presente soprattutto in occasione della festa di Cocullo, e nulla gli sfugge, così come è uno straordinario ricercatore in archivio, in primis nell’enorme biblioteca di Alfonso di Nola, di cui diviene custode alla morte del grande studioso. Per cinquant’anni Ireneo Bellotta è l’unico che riesce ad orientarsi in quella che è una delle librerie più ricche di testi di antropologia e storia delle religioni, il cui emblema è l’Enciclopedia delle religioni della Vallecchi, coordinata e quasi interamente scritta da di Nola, che riconosce all’assistente ed allievo tutta la pazienza e la capacità organizzativa necessarie per la realizzazione di una simile opera: «senza l’aiuto di Ireneo, non sarei riuscito a terminare il lavoro», ripeteva, ricordando gli anni (1970-1973) in cui la casa era zeppa di schede e mappe concettuali, sparse ovunque. Nel 1997, alla morte dello studioso, che lui, la moglie Maria e la figlia Sara assistono fino alla fine, davanti a Elio Toaf, che rappresentava la Comunità Ebraica, e davanti ad una comunità di allievi “dinoliani” provenienti da tutta Italia, decide di finalizzare il dolore e la nostalgia in azioni di memoria culturale, ed assieme ad Emiliano Giancristofaro, Claudio Corvino, Erberto Petoia e Rosa Agizza fonda i Centri di Studio sulle Tradizioni Popolari di Cocullo (AQ) e di Sant’Andrea di Conza (AV), entrambi intitolati ad Alfonso M. di Nola ed incentrati sulla partecipazione della cittadinanza. È stato, inoltre, membro del comitato scientifico del Museo della Civiltà Contadina e Artigiana di Pignataro Maggiore (CE); del Museo di Pulcinella, del Folklore e della Civiltà contadina di Acerra (NA) e del Centro di Cultura e Storia di Gragnano e Monti Lattari di Gragnano (NA). Da allora in poi, Bellotta intensifica la scrittura e, con Emiliano Giancristofaro, per i tipi della Rivista Abruzzese cura la raccolta delle opere dinoliane Scritti abruzzesi e rari I/II (2000 e 2004); La liana delle anime. Dai documenti vedici al Corano, viaggio intorno alle bevande mistiche (2009) e Lezioni dall’obitorio. Saggi di antropologia medica ed etnopsichiatria (2017). Per la Newton Compton, invece, pubblica Leggende e racconti dell’Abruzzo e Molise (2007); I santi patroni d’Italia (1988), I castelli d’Abruzzo: storie, segreti e misteri delle fortezze sorte in ogni angolo di una regione generosa, aspra e selvaggia (2006) e, insieme a E. Giancristofaro, Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità dell’Abruzzo (1999). Con Angelomichele De Spirito cura Antropologia e storia delle religioni. Saggi in onore di Alfonso M. di Nola (2000) e Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende, alle curiosità e ai luoghi dell’Italia dei diavoli (2003). Ha, infine, curato la prefazione del volume di Leonardo Piasere Antisemitismo e antiziganesimo in Italia. Sull’antropologia del razzismo di Alfonso Maria di Nola (2021).
Ma Bellotta, oltre che uno studioso, è stato soprattutto un maestro con 45 anni di appassionato servizio nelle scuole elementari di Roma, dove forma generazioni di allievi che, oggi adulti, lo ricordano come grande professionista in classe e come maestro di vita fuori dall’aula: un esempio di impegno totale e incondizionato sempre speso a favore dei più deboli.